La gemma del Cardinale de' Medici by Patrizia Debicke van Der Noot

La gemma del Cardinale de' Medici by Patrizia Debicke van Der Noot

autore:Patrizia Debicke van Der Noot [Noot, Patrizia Debicke van Der]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Historical, General
ISBN: 9788850246823
Google: E9fDDQAAQBAJ
Amazon: B01MU2ZYP4
editore: Tea
pubblicato: 2017-01-17T23:00:00+00:00


SECONDA PARTE

I CORVI VOLANO ALTO

***

Arrivo a Firenze.

La mattina dopo, alle prime luci, Don Giovanni de' Medici e Don Ottavio Colonna ripartirono, alla volta di Firenze.

Ma a quell'ora avanzava verso Bologna ingombrando la carreggiata una moltitudine di carri, carretti carichi di ogni ben di Dio: legumi, ortaggi, polli, anatre e conigli vivi. E la loro carovana si trovò imprigionata.

Per migliorare la velocità e ridurre il disagio dei viaggiatori, il capitano Donati prese la testa.

Un uomo della scorta l'affiancava, chiedendo strada ad alta voce.

Folco, il valletto del principe e un altro uomo della scorta chiudevano le fila. Ma, passata Loiano, non appena affrontarono la salita, il movimento locale diradò, affievolendosi fino quasi a scomparire.

Lasciarono briglia sciolta ai cavalli e il primo cambio li portò a Scaricalasino.

Sul passo l'aria fresca pungeva ancora la pelle, ma, oltre il crinale, il colore carico del sole d'aprile alto in cielo regalava tepore.

Col secondo cambio scesero veloci verso Firenzuola, e furono a Scarperia. Il terzo li condusse alla meta.

Le giornate si erano allungate, ma calava la notte quando porta San Gallo vide il passaggio della carovana medicea.

Il Capitano Donati cavalcava ancora in testa e: «L'eccellentissimo principe, Don Giovanni de' Medici» annunciò con voce stentorea.

Le sentinelle granducali si posero sugli attenti, facendo ala, rispettose.

San Marco, via Larga, il duomo, canto de' Pecori, via de Guidolotti, via de Belli sporti, via de Legnaioli, il fiume. Attraversarono l'Arno a Ponte a Santa Trinità.

Le lanterne, in fila sulle spallette arrotondate in pietra, che sormontavano le eleganti volute delle arcate guarnite da trine di marmo, si moltiplicavano nelle acque che scorrevano placide.

Borgo San Jacopo...

«Fate largo, fate largo a Don Giovanni de' Medici» ingiungeva il capitano perentorio.

I passanti, che affollavano la strada, li ostacolavano. Si spostavano, addossandosi alle case, quasi torri che svettavano alte, ma allungavano il collo levando occhi incuriositi. Dovettero rallentare.

L'arco marcò la fine del borgo.

Da sinistra veniva il vociare rumoroso dei banchi che intasavano Ponte Vecchio, voltarono a destra, percorsero il breve tratto di via Guicciardini e furono nella maestosa apertura di piazza Pitti.

Le guardie del palazzo fecero il saluto. I soldati di scorta si fermarono nell'androne. I cavalieri smontarono e Bonaventura Donati fece loro strada all'appartamento di Don Giovanni.

I valletti si precipitarono incontro, solerti. Folco li bloccò e li mise in riga, riprendendo il bastone del comando. Il principe era tornato a casa. Si guardò intorno compiaciuto e approvò con un cenno della testa.

A destra dell'atrio c'era un grande tavolo col piano di marmo intarsiato.

Due servitori vi appoggiarono due acquamanili in bronzo argentato.

Altri due, che reggevano grandi brocche assortite, li riempirono d'acqua tiepida e porsero al padrone e all'ospite i piattini col sapone.

«Graditissima usanza!» approvò il Colonna.

Tuffò le mani, si servì parsimoniosamente di sapone, le strofinò con cura e se le passò sulle guance, sulla faccia. Poi si risciacquò con voluttà. Un valletto gli porse una larga salvietta di lino immacolato.

Il Medici fece come lui. Poi si asciugò e rivolto al capitano: «Bonaventura, faccia saltare fuori un letto e un pasto caldo per la gente del generale, poi torni da sua moglie.



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